diario di bordo #3
- Scritto da Lo Staff di ConosciAmo Roma
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Per la nostra nuova rubrica " Diario di viaggio ", oggi Maurizio Garro ci regala " L' Isola Tiberina ". Secoli di storia, ed aneddoti che soltanto una grande città come Roma può vantare. Buona lettura amici...Ad Maiora
Stavo andando da viale Trastevere a via Arenula ed eccomi su ponte Garibaldi; mi volto a sinistra e vedo il magnifico ponte Sisto, poi mi giro a destra e vedo l’isola Tiberina e penso che tra tutte le isole urbane del mondo, questa sia la più ricca di storia e leggende.
Nel mondo, da New York a Stoccolma, da san Pietroburgo a Monaco di Baviera, da Budapest a Parigi ed altre, ma come la nostra isola Tiberina non c’è ne al mondo!!! Sono di parte? Forse si, ma già il nome “ isola Tiberina “ riporta al mito del fiume, il Tevere il cui nome sembra discendere dal Dio Tiberino, figlio del Dio Giano e di Giuturna, dominatrice delle acque, e già qui cominciamo bene!!!! Ma l’isola di leggendario cos’ha? La leggenda vuole che l’ultimo Re di Roma, Tarquinio il superbo, avesse nella zona dell’attuale Campo Marzio una vasta proprietà terriera coltivata a grano, che poi rivendeva a prezzo maggiorato ai cittadini romani; all’atto della sua cacciata da Roma, la gente, esasperata dal comportamento del sovrano, gettò nel fiume pietre e i covoni di grano mietuto dando origine all’isola. E il mito non finisce qui!!!!
Siamo intorno al 290 a.C. e a Roma è scoppiata una gravissima epidemia di peste; consultati dei sacerdoti, questi consigliarono di andare ad Epidauro, città della Grecia, dove c’era il santuario di Esculapio, Dio della medicina per chiedere un consulto, e così si fece. Un piccolo particolare fondamentale, all’atto di ripartire dalla Grecia, i romani non si accorsero che nel viaggio di ritorno avevano un ospite imprevisto, sotto forma di serpente il Dio stesso prese posto sulla nave per poi scendere, una volta tornati a Roma, ed andare a rifugiarsi sull’isola. Accortisi di questo i romani costruirono sull’ isola un tempio dedicato ad Esculapio e modellarono l’isola a forma di nave, per ricordare come il dio prese possesso del sito. Il tempio divenne un vero e proprio ospedale dove i malati venivano curati con la pratica dell’ incubatio, che consisteva nel digiunare e dormire per un po’ di giorni ( per purificarsi ), dopo di che i sacerdoti, interpretando i sogni dei malati, fornivano la cura giusta.
Quale altro posto al mondo ha una continuità come l’isola Tiberina? Sono più di 2000 anni che è presente una struttura per curare i malati, oggi abbiamo sull’isola l’ospedale “Fate bene fratelli” e “l’ospedale israelitico”. Oggi, sul luogo dove sorgeva il tempio di Esculapio, abbiamo l’antichissima chiesa ( più volte restaurata a seguito degli straripamenti del fiume ) di San Bartolomeo all’isola, al cui interno troviamo conficcata in una parete una palla di cannone sparata dai francesi dal Gianicolo durante la repubblica romana del 1849. E dei ponti ne vogliamo parlare? L’isola era anche chiamata "inter duospontes", sembrano due passarelle d’accesso alla nave che sta per salpare!!! Ponte Fabricio ( conosciuto anche come ponsjudeorum, quello verso il ghetto) è il più antico di Roma attualmente in uso, è del I sec a.c., l’altro, ponte Cestio, anch’esso del I sec. a. C. costruito da Lucio Cestio ( parente di Caio Cestio, quello della piramide, per capirci ) è stato più volte restaurato, quello che vediamo oggi è il frutto dei lavori per i muraglioni del Tevere, i materiali, comunque , sono gli originali; ponte Cestio era anche conosciuto come “ ponte delle catene “ in quanto ai piloni del ponte erano fissati con delle catene i mulini che, sfruttando la corrente del fiume, venivano utilizzati per macinare il grano per produrre la farina.
M.G.